CLAUDE PARENT

 

Gianni Pettena

(In "Portraits d'architectes , impressionnistes et véridiques", Norma Editions, Parigi 2005)

 

Nelle recenti mostre sull'architettura radicale passeggia, con un gran sorriso, un uomo-bambino dallo sguardo luminoso, aperto sulla vita come lui la vede. Quest'uomo stupito, sempre in attesa di una sorpresa per noi e per lui, viene indicato come un architetto-artista o viceversa, ma sempre, come un anarchitetto. Un'indicazione limpida, per quanto almeno può essere definito un uomo tanto imprevedibile nel suo percorso artistico come Gianni Pettena. La sua Clay House del 1972, ricoperta da uno spesso strato di fango rosso, uniformemente distribuito su tetto, muri, finestre e porte, chiude i proprietari in un involucro funebre fin quando la crosta si è seccata, e questa crosta che si screpola e poi cade è un grande monumento di storia dell'arte e dell'architettura insieme. Poco prima, nel 1971, Pettena realizza una Ice House a Minneapolis con una casa ricoperta, questa volta, di ghiaccio. Recidivo nel 1972, giustifica questa trasmigrazione assimilando il suo operare a quello di un guerrigliero del paesaggio. Non temete, quest'individuo ben educato, pulito nella persona, senza traccia di fango o di ghiaccio, rimane pericoloso. E io l'adoro.